giovedì 5 maggio 2011

Contemporary _:_ Italian Poster Rock Art




Inaugurazione sabato 30 aprile ore 18.30

Centro Polivalente Villa Pacchiani
Via Provinciale Francesca Sud, Santa Croce sull'Arno
dal 30 aprile al 22 maggio 2011 ore 17.00-20.00 
chiuso il lunedì

Sabato 30 aprile alle 18.30 presso il Centro Polivalente Villa Pacchiani di Santa Croce sull’Arno si inaugura la mostra Italian Poster Rock Art. L’iniziativa è promossa da Comune di Santa Croce sull'Arno. Assessorato alle Politiche ed Istituzioni Culturali, sponsor principali Cassa di Risparmio di San Miniato, Gruppo Biokimica e TranspecialCapecchi.
 Il progetto di Italian Poster Rock Art nasce dall’idea che, nonostante ci troviamo nel pieno dell’esplosione dell’era digitale, e sebbene gli innumerevoli strumenti elettronici rendano la carta uno strumento apparentemente obsoleto, i manifesti, i poster, i flyer e le locandine relativi ad eventi musicali, risultano uno dei veicoli maggiormente usati, ammirati e collezionati dai fan e dagli appassionati di musica in genere.
L’iniziativa è significativa in quanto questo genere di opere grafiche non pubblicizzate nei canali mainstream sono spesso sconosciute al grande pubblico ma il target  “di nicchia” dei poster ha dato ai disegnatori piena libertà di sperimentare negli anni nuove tecniche, ed in particolare l’uso della grafica digitale, ma anche la possibilità di  tornare a vecchi approcci come la serigrafia a telaio o addirittura alla completa manualità del disegno.
 La mostra prevede l’esposizione di circa 350 poster di grandi dimensioni con formati 70x100 ma anche locandine in formato A3.
Gli autori presenti sono circa 50, tra questi Matteo Guarnaccia, Mauro Gatti (Mutabo), Andrea Tallone (ATGraphics), Giampo Coppa, Bruno Dorella (Bar la muerte), Davide Colombino (pinkGraphic), Enrico Zennaro (The Mexican Why-Sky), Marrio Ferracina (Hell Mariachi), Massimiliano Repetto (Kabuto ArtLab), Gianluca Venditti (Jon Vendetta), Marcello Crescenzi, Priscilla Jamone (D'Arcy PJ), Matteo Cellerino (Sic et simpliciter), Eugenio Di Giacomantonio (Exlab).
Il pomeriggio di sabato 30 aprile, in concomitanza con l’apertura dell’happening underground presso Villa Pacchiani, si svolgerà il “Merenda Beat” un raduno di vespe accompagnato da un Live Set e da un Buffet di apertura.
La serata terminerà presso il locale la Limonaia di Fucecchio con un concerto della band The Tunas evento realizzato in collaborazione con la rivista musicale Ganzo!Fanzine e con l’agenzia di eventi Revenge Events.
La mostra resterà aperta fino a domenica 22 maggio e durante la giornata, oltre al live set ed all’aperitivo finale, verrà organizzato anche un incontro dibattito sul tema “Poster art? Di cosa stiamo parlando..” a cui parteciperanno come relatori alcuni dei poster artist le cui opere sono presenti in mostra.


La mostra è corredata da un  catalogo che sarà in vendita per tutto il periodo dell’apertura della mostra nei locali di Villa Pacchiani e presso l’Ufficio Cultura e successivamente in Biblioteca Comunale “Adrio Puccini”.
 Da alcuni giorni è on-line il blog della mostra (http://italianposterrockart.blogspot.com/) dove vengono presentati gli artisti, le band e più in generale il panorama italiano della poster art.

info: Comune di Santa Croce 0571 30642; 0571 389953

Contemporary _:_ I minimi termini del racconto // Prokudin-Gorskij Project

Centro Espositivo Villa Pacchiani
Piazza Pier Paolo Pasolini Santa Croce sull'Arno

inaugurazione 28 aprile ore 18.30

dal 29 aprile al 5 giugno 2011 ore 17.00-20.00 chiuso il lunedì, 1 maggio, 21 maggio


info: Comune di Santa Croce 0571 30642; 0571 389953
e-mail:biblioteca@comune.santacroce.pi.it


La mostra si inserisce in un progetto più ampio dal titolo Così lontano così vicino che vede esposto all’interno del Centro Espositivo il lavoro di artisti del territorio che partecipano attivamente ad iniziative di livello nazionale condividendo percorsi culturalmente significativi nel panorama dell’arte presente.

Due artisti di generazioni diverse: l’uno, Sgherri, ha sempre lavorato con la pittura collaborando fin dagli inizi degli anni Novanta con gallerie prestigiose. L’altro, Vezzi, più giovane, e che utilizza vari mezzi espressivi secondo una forte matrice concettuale relazionandosi sempre con il luogo che ospita i suoi progetti. Le micro forme di narrazione, l’interesse ad articolare piani differenti di ragionamento, la posizione diversa dei due artisti rispetto al fare arte oggi costituiscono le riflessioni attorno alle quali il lavoro dei due artisti si sviluppa per l’occasione. Che, cogliendo gli spunti offerti da due personalità diverse, rivela intersecazioni inaspettate, possibili sguardi obliqui che favoriscono la messa a fuoco di due ricerche allo stesso tempo vicine e lontane. La mostra costituisce la possibilità di mettere in relazione due modalità differenti di lavorare e quasi opposte: l’una che parte dall’artista che costruisce mondi, l’altra che parte dal mondo e dalla storia e viene elaborata come esperienza personale dall’artista che utilizza i documenti, persone, tracce e le testimonianze di altri artisti per la costruzione di un percorso cognitivo.



Gianluca Sgherri presenta dipinti recenti, lì dove il racconto si sviluppa attraverso la ricerca di piani di realtà, inquadrature di pezzi di mondi sovrapposti, paesaggi di cui si intravede l’impianto prospettico. Mondi da cui fanno capolino e si sviluppano, in una sorta di micro-narrazione, piccoli animali, creature e oggetti apparentemente incongrui e stravaganti. La riflessione di Sgherri parte dalla narrazione minimale di piccole storie per indagare il ruolo della pittura e quello dello sguardo di chi fa pittura oggi, che sceglie porzioni di mondi inquadrandoli e rappresentandoli attraverso questo mezzo.




Enrico Vezzi presenta un progetto articolato in fotografie, dipinti, sculture e documenti partendo dalla figura di Sergej Michajlovič Prokudin-Gorskij, personaggio chiave per la storia della fotografia a colori di primo Novecento e che fu inviato dallo Zar Nicola II per tutta la Russia per raccogliere immagini e splendori del vastissimo regno. La ricerca di Vezzi parte da lì per poi estendersi al contesto culturale russo contemporaneo a Prokudin-Gorskij, alle ragioni della nascita e sviluppo della fotografia, fino a questionare su perché un personaggio del genere sia importante nel nostro presente e in particolare per lo stesso Vezzi che elabora il materiale attraverso la conoscenza intellettuale, attraverso la pittura e attraverso la raccolta di documenti in una messa a fuoco progressiva che diventa narrazione di mondi apparentemente lontani.




Gianluca Sgherri (1962, Fucecchio (FI), vive e lavora a Santa Croce sull’Arno).
Si è diplomato in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Ha iniziato ad esporre presso la Galleria Margiacchi di Arezzo nel 1990. Trasferitosi a Milano nel ’95 ha collaborato con lo Studio d’Arte Cannaviello presentando le mostre personali nel ’94, ’96, 2000 e 2002. Negli stessi anni espone anche presso le galleria L’attico di Roma e In Arco di Torino e nel 2009 alla galleria Arte 92 di Milano. Ha partecipato a importanti mostre collettive in Italia e all’estero tra le quali: Ultime Generazioni, XII Quadriennale d’Arte di Roma (1996); Prima linea, Trevi Flash Art Museum (1994); Immagini Italiane, Medienmeile am Hafen, Dusseldorf (1996); Ultimi quarant’anni: Pittura Iconica, Galleria d’Arte Moderna di Bologna (1998); Arte Italiana 1968-2007. Pittura, Palazzo Reale, Milano (2007).

Enrico Vezzi (1979, San Miniato dove vive e lavora).
Si è Laureato in Psicologia all’Università degli Studi di Firenze nel 2004. Ha esposto il suo lavoro in numerosi spazi pubblici e privati italiani. Tra le sue mostre si ricordano:My Favourite Things, Galleria Contemporaneo, Mestre (2010); Il Caos, Isola di San Servolo, Venezia (2009); Emerging Talents, CCCStrozzina, Palazzo Strozzi, Firenze (2009); White Balance, Via Nuova arte contemporanea, Firenze (2008); Il Rimedio Perfetto, Galleria Riccardo Crespi, Milano (2008); TrafficZone 04, Galleria Civica di Trento, Centro Opera Universitaria, Trento (2006); Rotte Metropolitane, Spazio SESV, Firenze (2005); Retentiva, Padiglione Italiano, Venezia (2004)

venerdì 8 aprile 2011

Urban_ART _:_ Videointervista Bunker_108

VideoIntervista Bunker_108

BUNKER108 è nato nel 2009 a Firenze come gruppo di artisti e professionisti specializzati in interventi di riqualifica visiva per luoghi in disuso o in stato di degrado. Risponde ad una esigenza: quella di colmare in Italia, il gap di conoscenza del genere artistico del Writing nel tessuto urbano, attraverso la riqualificazione visiva degli spazi murari delle città. 
I componenti di Bunker108 sono attivi nell’arte urbana e della street-art da oltre un decennio ed hanno aiutato molti Comuni ed Enti a valorizzare ambienti urbani ritenuti “decadenti” o “spogli” grazie ad interventi di semantizzazione visuale.
Con l’associazione artistico culturale ARTEFACTO siamo presenti nel circuito nazionale delle associazioni operative dell’arte urbana ed organizziamo eventi e performance.
Il gruppo alterna progetti su commissione ad elaborazioni di opere artistiche personali, mantenendo sempre l’interesse nell’esplorazione di nuovi canali espressivi.

BUNKER_108 si è occupato di:
• Interventi di interior design
• Implementazione estetica di spazi lavorativi
• Decorazioni di stand fieristici
• Decorazioni su recinzioni cantieri
• Allestimenti espositivi
• Interventi di brandizzazione in esterni ed interni
• Progettazioni personalizzate
• Collaborazioni con enti pubblici e privati
• Riqualificazione pittorica di spazi urbani

domenica 13 marzo 2011

Teatro _:_ The Flying Pinter Circus - Intervista di Pisanotizie e recensioni varie



L'intervista di Pisanotizie a Dario Focardi

Pinter e la ricerca della verità: The Flying Pinter Circus

Lo studio prende le mosse da "Arte, verità e politica", il discorso pronunciato da Pinter nel 2005 in occasione della consegna del Premio Nobel. Soltanto un punto di partenza o tutto lo spettacolo è costruito intorno al discorso di Stoccolma?


Pinter lo pronunciò in videoconferenza poiché era già gravemente malato di quel male che lo portò alla morte nel 2008. Un discorso in cui chiama in causa l'impegno di ogni cittadino nella politica e l'attivismo delle coscienze. Pinter inizia parlando del suo teatro ed arriva ad affrontare temi come Guantanamo e la guerra in Irak. L'ultimo testo teatrale di Pinter, che è all'interno dello spettacolo, è del 2002. Da quel momento in poi smise di scrivere per impegnarsi attivamente, scendendo in piazza, partecipando a manifestazioni. Il lavoro che abbiamo fatto è stato quello di partire dalla videoconferenza, alla quale abbiamo intrecciato altri 8 testi, scritti da Pinter dal 1959 fino al 2002 . Sono tutti atti unici.



Il discorso pronunciato a Stoccolma è un testo molto duro...

Solitamente i discorsi che vengono pronunciati in occasione del ritiro del Premio Nobel sono tutti molto 'astratti', gli autori parlano della loro letteratura, delle loro opere. Pinter affronta il presente. Ciò che emerge è che da sempre lui ha cercato di raccontare la contemporaneità in maniera politica, pur non essendo assolutamente schierato.


Un discorso in cui i politici ne escono con le ossa rotte.


Assolutamente. C'è una parte in cui lui dice che la vita di uno scrittore è molto difficile, esistono dei venti gelidi a cui gli scrittori sono esposti. Per risolvere il problema di trovarsi da soli, gli scrittori dovrebbero cominciare a raccontare bugie, il che vorrebbe dire fare il primo passo per diventare dei politici. Continua dicendo che è necessario cominciare ad affrontare veramente la realtà, raccontare le cose per quello che sono, perché altrimenti rischiamo di perdere ciò che è fondamentale per ognuno di noi, ovvero la dignità umana.

Un attacco ai politici, ma soprattutto un attacco al linguaggio politico, che non mira alla ricerca della verità, ma al mantenimento del potere.

Nella parte iniziale dell'intervento, Pinter propone un ragionamento su ciò che è vero e ciò che è falso. Parte da qui per raccontare come lui, scrittore di teatro, ha affrontato la dicotomia tra verità e realtà, spiegando che a volte è molto difficile distinguere tra ciò che è veramente vero e ciò che è realmente falso. Le due cose spesso si sovrappongono, dipende dal tipo di linguaggio che si decide di utilizzare. Si può scegliere di raccontare cose estremamente false utilizzando dei codici di verità, in modo tale che agli altri sembrino verità assolute.


Torniamo allo spettacolo. Si tratta dell'esito finale di un percorso di studio su Pinter che già a dicembre aveva avuto un prima messa in scena. Un percorso arrivato a conclusione, anche se, considerato l'oggetto dello studio, forse possiamo dire che una ricerca in tal senso non può mai dirsi definitivamente conclusa...

Su questo concordo pienamente. Noi abbiamo continuato a provare e sperimentare perché ogni volta che leggi il testo pinteriano scopri significati sempre nuovi, sempre più profondi. A mano a mano che lavori riesci ad entrare sempre di più nel testo, senza però arrivare mai ad una conclusione. L'opera di Pinter non si basa su un linguaggio elevatissimo, al contrario utilizza battute molto secche, che ti permettono di lavorare tantissimo sul
sottotesto, su ciò che sta dietro a quello che viene detto. Per cercare di capirlo fino in fondo devi lavorare molto e probabilmente come dici tu non arrivi mai a scoprirlo del tutto.

Un autore che non offre risposte conclusive.

In alcune interviste Pinter ha spiegato che ciò che fa con i suoi testi è
aprire una porta. Quello che uno spettatore vede nelle sue opere, che siano atti unici o commedie più lunghe, è ciò che accade ad un personaggio preso in un punto x della sua vita e abbandonato ad un punto y. Dunque, senza un inizio e una fine precisa. Apre una porta come se dicesse: "Guarda cosa accade a questi personaggi in questo momento esatto. Ciò che accade prima o dopo non mi interessa raccontarlo".

Raccontaci qualcosa su come è costruito lo spettacolo...

Si tratta di 8 atti unici e 4 interventi di Pinter ripresi dal discorso di Stoccolma. La maggior parte dei testi sono stati catalogati dall'autore come
sketch-review, dunque come se fossero pezzi di rivista di avanspettacolo, alternati a momenti di forte drammaticità, contenuta nel testo prodotto in occasione della consegna del Nobel. L'idea era quella di accompagnare all'imponenza della parola dell'autore, qualcosa che da un certo punto di vista fosse più lieve, ma che contemporaneamente non lo fosse davvero. Si tratta di sketch apparentemente semplici ma in realtà più complessi. Quello che abbiamo cercato di fare rispetto a ciò che Pinter diceva sulla verità, è stato prendere dei personaggi molto reali, ma che nella loro realtà risultano assurdi. 

L'assurdo che viene fuori da un indagine sulla quotidiana 'normalità', dal vuoto che il quotidiano si porta con sé...

Esatto, si tratta di personaggi schematici che esistono rispetto ai loro tic e ai loro cliché.
Sketch che si rivolgono allo spettatore dicendo "guarda, questo è quello che tu vivi sempre, come fai a non ribellarti? Ciò che ti faccio vedere è talmente assurdo e paradossale che non può non portarti a trovare una soluzione, ad impegnarti.

C'è poi una grande importanza data al linguaggio, all'uso della parola...

La parola pinteriana è talmente importante che abbiamo deciso di ripartire dai testi inglesi. Abbiamo voluto dare significato e profondità alla parola dell'autore, rivolgerci direttamente ai testi originari. Si tratta di un linguaggio così secco ed essenziale nelle sue battute: è estremamente importante dare un peso ad ognuna delle parole che lui utilizza.


L'elemento centrale dello spettacolo rimane l'importanza dell'impegno di ogni cittadino?

Non nell'accezione dell'
engagement sartriano. Il lavoro che noi abbiamo fatto è stato quello di inserire molti passaggi pop. Utilizziamo, ad esempio, le figure della lego come pupazzi che vivono la quotidianità senza porsi domande su ciò che succede, come stessero seguendo uno schema dall'inizio alla fine. Pinter mostra una realtà rispetto alla quale lo spettatore è portato a porsi delle domande, chiedendosi cosa c'è di vero e cosa c'è di falso. Si tratta, dunque, di una ricerca della verità. Pinter non è in nessun modo ideologico e non può essere inserito nella categoria dell'artista impegnato, poiché per quasi tutta la sua vita non lo è mai stato. E' la sua produzione che alla fine racconta. Lavorando su Pinter non ci sono troppe parole per spiegare. Ciò che secondo me è importante è l'essenzialità della sua ricerca della verità, che non si perde dietro a troppe elucubrazioni, ma arriva dritta al punto. Ti mostra la quotidianità in maniera scarna, sta poi a te decidere cosa fare. Non ti propone una soluzione catartica, non cerca di proporti un mondo ideologico a cui riferirti. Pinter stesso dice in un intervista: "Io posso proporre allo spettatore di fare una scelta. Forse".






Recensione di Maria Francesca Stancapiano uscita su Fatti di Teatro Giovedì 15 marzo 2010

Cabaret e ironia nel circo del Pinter politico



Da un' idea di Paolo Pierazzini e Dario Focardi è partito da Pisa, per girare molti teatri della Toscana, uno spettacolo che ha marchiato un grande punto interrogativo nello spettatore. Si tratta di The Flying Pinter Circus (photo) con Simone Faucci, Dario Focardi e Paolo Giommarelli, coproduzione tra la Compagnia del TeatroLux e i Teatri della Resistenza di Pisa.
Una sedia a rotelle portata sulla scena ci rievoca Harold Pinter, ormai malato ed alla fine della sua vita, durante la consegna, nel 2005, del Nobel per la letteratura. Ma, nonostante tutto, il grande drammaturgo è ancora forte per sostenere e trasmettere il suo disagio del secolo.
Ed è proprio questo disagio che i “tre specialisti alla Tarantino” con magistrale scioltezza ci ripropongono sul palcoscenico tra sketch cabarettistici e momenti di pura ironia.Un' ironia che si scioglie sul palco durante i dialoghi tra due personaggi che continuano a contraddire quello che avevano detto su se stessi, e che il pubblico, abituato per convenzione, prende per buono.
Ma è anche un' ironia che in modo brusco, violento, cede il posto ad una drammaticità ancora reale, contemporanea. Lo scrittore cede il posto al cittadino chiedendosi cosa sia vero, cosa sia falso in questo mondo. Nel momento in cui si sente la necessità di vomitare con rabbia la persistenza di guerre, di bombe, all' uranio impoverito. O più semplicemente di morti. L' unica certezza che si ha è che i politici non mirano alla verità, ma al potere. E per consegnare questo, è essenziale che la gente rimanga nell' ignoranza.


“I crimini Usa sono sistematici, continui, brutali. Bisogna riconoscere che l' America è riuscita a manipolare freddamente il potere nel mondo mascherandosi da forza del bene universale”.
Questo ed altri spezzoni del famoso discorso di Stoccolma, verranno spesso proiettati durante la pìece come collante di quel circo di un teatro politico che offre al pubblico la riflessione sull' influenza che il sistema politico ha sull' individuo: avere una coscienza propria o veler essere manipolati? Tra i testi citati “Arte, verità e politica – intervento premio Nobel”, “Guai in fabbrica”, “Girls”, “Questo è il tuo problema”, “Precisi” e la poesia “Il morto”




Recensione di Marta Mascia pubblicata su Teatro.org
The Flying Pinter Circus - La lezione di Stoccolma
Cosa c'è di più assurdo della realtà contemporanea? L'uomo ha ancora dignità?

Questo si chiedeva Harold Pinter durante la conferenza per il conferimento del Nobel per la letteratura del 2005, che gli fu assegnato dall'Accademia di Svezia. I registi dello spettacolo: Focardi e Pierazzini, il quale è anche un operatore sociale, scelgono di utilizzare come base della rappresentazione il discorso che pronunciò allora Pinter, che è considerato il suo testamento artistico e politico, ed il video-intervento, che lo immortala, che viene mostrato più volte durante la performance. Fanno un omaggio a questo grande artista e Uomo, venuto a mancare l'anno scorso. Lo spettacolo è suddiviso in dieci azioni sceniche, unite tra loro da una labile connessione di eventi, intervallati da scenette circensi di numeri a corpo libero, da musiche da circo e luci psichedeliche. Rappresentano tanti tasselli di contemporaneità, ricchi di cinismo e drammaticità. Vengono presentati dei dati reali in una dimensione fuori dal reale, e subito dopo il sorriso per una battuta torna il senso tragico, come accade spesso nel Teatro dell'Assurdo, di cui Pinter faceva parte. Gli attori sono tre: Simone Faucci, Dario Focardi e Paolo Giommarelli: tutti uomini, vestiti in completo nero. Diventano nel corso dello spettacolo delle macchiette, con i movimenti e la mimica appositamente molto accentuati. Si rivolgono spesso al pubblico, giocando con lui, mentre si muovono liberamente in scena, salendo anche in platea. Fanno diversi riferimenti alla contemporaneità, ai programmi televisivi di oggi, e specialmente alla situazione politica odierna. Sicuramente tra le scene più riuscite di questo Studio,che quindi non è ancora lo spettacolo definitivo, è il riferimento a Guantanamo, ai diritti non rispettati delle persone,per via della noncuranza da parte di chi si dichiara leader del mondo libero. Ci sono accenni continui alla Morte e alle ingiustizie. Alla fine viene detto che tutti Noi siamo riflessi di uno specchio, che è necessario rompere, perchè l'Uomo, e soprattutto l'artista, deve tirar fuori la verità, per riportare nel mondo una prospettiva di vita. La realtà va ricercata con l'Arte, non con la politica, che nasconde tante bugie, e che vuole arrivare solo al pieno potere. Interessante infine l'accostamento col Circo, poichè questa è un'arte in cui si rischia continuamente la vita, per la realizzazione delle esibizioni,e che suscita grande fascino per i rischi e gli sforzi che richiede. Ma alla fine come nel Circo le barriere possono spezzarsi e l'uomo diventa forte ed eroico, ed è quello che dovrebbe fare ognuno di Noi, seguendo la lezione di Pinter.
Visto il 14/12/2009 a Pisa (PI) Teatro: CinemaTeatroLux 
VOTO: 3 su 5

Recensione di Gianfranco Capitta uscita su Il Manifesto del 7 febbraio 2010




Teatro _:_ The Flying Pinter Circus - Teatri della Resistenza


Non vi sono confini netti tra reale ed irreale, né tra vero e falso.
Una cosa non è necessariamente vera o falsa, può essere contemporaneamente sia vera che falsa.

H.Pinter



The Flying Pinter Circus è l'esito finale di un percorso di studio su Pinter e sulla sua parola che Teatri della Resistenza ha iniziato dal settembre 2009.

3 specialisti. 10 azioni sceniche. 6 Intervalli. 4 visioni oracolari.

Un circo delle indifferenze e delle situazioni per placare soluzioni e manomissioni. 
Caratteri veri quanto immondamente falsi, buttati in un calderone, girati, girati e girati di nuovo.
Un melange di partenze e ritorni, di pressioni e passioni politiche, d'impegno falso e di disimpegno reale, di realtà disordinata e di astrattezza lineare.
Un Pinter con le sue parole spiaccicate per aria, silenzioso e in pausa ma solo quando la scena lo richiede. Un vate che chiama, chiede e sfida il cittadino che alberga in chi osserva perchè venga fuori e finalmente col suo essere uomo sociale, connettendosi con altri come lui, viva esplodendo l'irreale guazzabuglio di verità false di questo eccentrico fine/inizio di millennio.

Vogliamo essere coscienze pop che si muovono o preferiamo rimanere impassibili giocattoli manipolati?

La scelta, questo vi chiediamo. Forse.


con Simone Faucci, Dario Focardi, Paolo Giommarelli un produzione Teatri della Resistenza con la collaborazione di CinemaTeatroLux progetto tecnico Massimo Lupi



Teatri della Resistenza
Viale dei Pini 38 56019 Vecchiano (PISA) 
teatridellaresistenza@gmail.com 
mobile 3404940131 
www.facebook.com > teatridellaresistenza







martedì 1 marzo 2011

Teatro _:_ 7900 Meli - Storia di Sof'ja e Lev Tolstoj - Photoset @ Interzone

Photoset delle prove e dell' inizio dello spettacolo 7900 Meli - Storia di Sof'ja e Lev Tolstoj della compagnia Altredestinazioni teatro.

http://www.flickr.com/photos/jonathanretico/sets/72157626155708314/



7900 Meli - Storia di Sof'ja e Lev Tolstoj


drammaturgia e regia Lorenzo Maria Mucci
con Elisa Cecilia Langone e Luigi Ragoni
‘la stanza di garza’  e oggetti di scena Beatrice Meoni
costumi Sartoria Teatrale Fiorentina
allestimento tecnico Fondazione Teatro di Pisa
organizzazione e promozione Monica Drusian e Jonathan Retico
ha collaborato Sabrina Iannello

una produzione Altredestinazioniteatro
con il contributo del Comune di Pisa
e in collaborazione con la Fondazione Teatro di Pisa

martedì 18 gennaio 2011

Bon.not - Come fossero perle

Live dei Bon.not al C.S.O.A. Forte Prenestino (Roma) - Sabato 22/01/2011 h. 0:00 concerto live presso il Polo Carmignani, piazza dei Cavalieri PISA